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Annalisa Furnari Gioco-Giogo Rassegna Slang 1

Posted in recensioni mostre arte contemporanea with tags , , , on febbraio 7, 2010 by vince1971

Annalisa Furnari.

Gioco-Giogo.

Rassegna Slang 1

Morirai tutta. Morto peso. Di te non resterà pensiero..negativa eternità. Tu non hai armonie

Con rose d’arte musicale.

Opaca in abissale nulla

Altalenerai volatile tra sbiaditi morti.

Saffo, fr.55 P.


Tra i movimenti più graditi e spontanei per i bambini, il dondolarsi sull’altalena, oltre che rafforzare la muscolatura del corpo,provoca divertimento e sensazioni forti di decollo. E’ preferibile sempre istallare altalene a più posti per favorire il gioco tra amici.

Da una reclame per Altalene

Parlare di arte è un’incombenza che spetta a quanti? Pochi? molti? Certo, l’arte è per tutti, deve esserlo sempre, però difficilmente ne parleremo a tavola o a telefono, con la ragazza: chi fa vera arte parla sempre e solo attraverso le opere, non v’è dubbio. Ma a chi parla? Al popolo? Chi è il popolo? Chi sono gli altri? Chi siamo noi? Ogni vera opera d’arte dovrebbe indurre quesiti simili a quelli surriportati.

Questo scritto, ispirato all’ultima istallazione di Annalista Furnari, non pretende certo di  essere un’inchiesta anche se, fin da principio e senza una precisa intenzione, si agghinda di  interrogativi appuntiti come chiodi.

Un tempo c’erano gli elzeviri e la prosa d’arte, i critici disquisivano d’arte con fiorito linguaggio per i quei lettori, borghesi, colti e meno colti, che erano in grado di intenderli.  Chi scriveva sapeva a chi  rivolgersi. Oggi, le “terze pagine”, sono i gabinetti degli scrittori, nel senso nobile ed in quell’altro. Leggere la terza pagina di un quotidiano è come sbirciare dal buco della serratura, puoi vederci anche cose interessanti. Inevitabile voyerismo, del resto, dato che i veri artisti, si sa, parlano sempre di sé e sono sempre veri, soprattutto quando (si) espongono. Non esiste più un lettore «ideale», non esiste più un fruitore d’arte «ideale», siamo tutti lettori ideali, specie se abbiamo danaro da immolare ai sogni altrui, noi, non siamo capaci: produciamo opere d’arte concettuali ad ogni guisa, specie il mattino, soprattutto al risveglio, solo che non diamo peso ai nostri sogni; siamo abituati a capitalizzare i nostri pensieri: la voglia di “non perdere tempo” ci fa desistere, ed, in fondo, ci consola; più avanti, nel corso del giorno, ci disturberà persino sentire parlare di sogni altrui, sebbene moriremo dalla voglia di raccontare i nostri ad una sconosciuta. L’artista è invece colui o colei che crede ai sogni, ci crede e poi ne parla agli sconosciuti. Annalisa, in gioco-giogo, ha superato la barriera del pudore, è stata forte, ha avuto pazienza, ed ha creato, per noi, i Suoi giochi. “Swings” ha chiamato la sua istallazione.

Lei stessa ce ne fornisce le istruzioni in tre pagine di una lucidità forse eccessiva per un’opera dichiaratamente ludico-onirica e molto, molto cruda.

In verità, Swings è un sogno ad occhi aperti.

Nove altalene bianche sospese ad altezza variabile da un soffitto alto sei metri in alcuni punti, in altri meno di quattro; ganci metallici sostengono due corde verniciate bianche impreziosite da cristalli e rose bianche di stucco, le due corde trattengono un’unica seduta fatta di legno trapassato da chiodi neri ricurvi, o avvolto di filo spinato, alcune, o da chiodi dritti che si intersecano, altre. N(u)ove altalene sospese nelle tre stanze della galleria che ospita l’installazione: le pareti sono state verniciate anch’esse di bianco, la quarta parete è costituita da una vetrata dalla e nella quale si può sbirciare anche di sera, quando la galleria è chiusa. A intervalli regolari vengono emessi fumi sintetici che invadono le stanze soffondendo gli oggetti.

Nove altalene irte di chiodi dentro un ambiente ovattato e – a tratti-  evanescente, sono una rappresentazione che attualizza l’illogico ed  il contraddittorio, manufatti per di più non produttivi, in senso economico: un’altalena inutilizzabile, sebbene dotata di pregevoli qualità estetiche, risalta immediatamente per l’impossibilità di essere utilizzata.

Quel che non è logico e non produttivo – danno, quest’ultimo, ancor più imperdonabile per l’ideologia corrente – deve essere rimosso dall’immaginario e non và rappresentato. Se, se ne parla, allora sarà un’incombenza da “specialisti”. I preti (i pope, i mullah) sono gli specialisti di Miracoli, gli artisti sono gli specialisti dei mostri? I mostri appartengono alla dimensione del sogno, oppure del gioco, se ne fanno giocattoli molto venduti;  gli adulti si divertono in altro modo: hanno le manìe che talvolta trasformano in mode.

“Swings” è un progetto pop. Vedrei bene le altalene della Furnari a New York, sospese a lunghi tralicci nell’area che era delle Twin Towers, con le debite proporzioni. L’epoca che viviamo sta rapidamente ricreando i suoi simboli; internet è il sommo medium dei cari vecchi simboli espressi in nuove forme. Realtà parallele, ubiquità economiche e giuridiche, compresenze virtuali determinano inflazioni di senso da cui sorgono nuove necessità, nuovi  linguaggi.

Gioco-gioco è un’istallazione che punta direttamente all’immaginario. Una nebbia densa  invade la coscienza, scende in profondità, compare il simbolo, letteralmente, tutto insieme in uno.

Le altalene irte di chiodi o bardate di filo spinato sono un vero e proprio  cavallo di troia nel cuore del Mediterraneo.  Dai bassi fondi dell’Occidente gli americani porteranno le altalene a New York, la gran capitale d’Occidente.  Ne sono intimamente certo, ci saranno sfilate e concerti: il gioco negato avrà una sua versione seriale che verrà estesa al mondo intero: vedo giovinette afgane svelate sopra altalene irte di chiodi sotto sguardi analogici per mutanti individualità digitali.

Gioco-giogo è un’opera invasiva che pretende, e ottiene, ascolto.

Il gioco-divieto che avvincerà le masse XXI’s Century.

C’è da auspicarlo?